Sta spopolando da un paio di giorni la notizia del distratto pasticciere sicialiano e della povera bambina che si è ritrovata a spegnere la sua nona candelina su una torta con sopra impressa un’enorme fotografia di Little Tony.
Evelina aveva chiesto ai suoi genitori di ricevere una torta con sopra raffigurati i personaggi del suo cartone animato preferito: “My Little Pony”, ma al momento di spegnere le candeline ha trovato sulla torta l’immagine del popolare e indimenticato Elvis italiano, a lei ovviamente sconosciuto.
Alle origini della vicenda, che con un neologismo si definirebbe un Epic Fail e che è arrivata ad occupare addirittura le pagine del Telegraph, si trova il malinteso nel passaggio di informazioni tra i genitori e il pasticciere; malinteso reso possibile dal contenuto comunicativo (verosimilmente se la bambina non conosce Little Tony è plausibile che il pasticciere non sappia che cosa siano i Little Pony) e dalla somiglianza formale tra le parole Tony e Pony, ciò che in linguistica chiamiamo coppia minima.
Una coppia minima è una coppia di parole che differiscono tra loro solamente per un fonema, ossia un “suono”. Attenzione: si parla sempre di suoni e non di lettere! Nel caso di Evelina, è il suono che ha fatto la differenza: l’emittente (il genitore) ha pronunciato una cosa (Pony) e il ricevente (il pasticciere) ne ha decodificata un’altra (Tony). Il fraintendimento, in questo caso, risulterebbe “quasi” giustificabile poiché entrambi gli elementi distintivi della coppia minima (/p/ – /t/) sono consonanti occlusive sorde che divergono nella realizzazione solo in virtù del differente luogo di articolazione (una consonante è bilabiale, l’altra dentale).
È necessario tenere bene a mente la differenza tra fonema (il suono) e grafema (il segno grafico, la lettera) di una parola, soprattutto quando si fanno i conti con la lingua inglese in cui la corrispondenza è sempre disattesa (“non si scrive come si legge”).
Se le insidie nella comprensione si presentano tra persone che condividono lo stesso sistema linguistico, figuriamoci quali possano essere i risvolti nei casi in cui il sistema fonologico della propria lingua materna non coincida con quello del nostro interlocutore. Per tentare di ovviare – parzialmente – riporto alcune coppie minime che sono state finora motivo di fraintendimento/incomprensione nell’interazione con i nostri studenti italofoni.
In caso di difficoltà a comprendere i simboli, rimando a questa pagina del British Council, dove è possibile cliccare sul simbolo per ascoltarne la realizzazione fonetica e anche, cliccando sulla freccia alla destra di ogni simbolo, ascoltare alcuni esempi in parole di uso frequente. Altri problemi di pronuncia comuni, oltre a quelli proposti, possono essere trovati qui.
Vero è che quando parliamo c’è un grande alleato che ci viene in soccorso e questo alleato si chiama contesto, quindi molto spesso una pronuncia non accurata può comunque essere decodificata nel modo corretto. Tuttavia, se il contesto non lo permette e se il nostro interlocutore non (è in grado di) effettua(re) lo sforzo necessario per comprenderci, dobbiamo essere noi a cercare di minimizzare il rischio di fraintendimenti, che comunque restano sempre in agguato… come una bella torta con sopra Little Tony.
/ɪ/ – /i:/
sin – seen
sit – seat
fit – feet
/æ/ – /ʌ/
cat – cut
batter – butter
pan – pun
/əʊ/ – /ɔ:/
so – saw
/ɒ/ – /əʊ/
not – note
want – won’t
/æ/ – /e/
cat – Ket
batter – better
pan – pen
/h/
hate – ate
hair – air
hold – old
/n/ – /ŋ/
thin – thing
sin – sing
/θ/ – /t/
thin – tin
thanks – tanks
three – tree
/ð/ – /d/
then – den
/ɜ:/ – /ɔ:/
work – walk
Chiara
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